Una storia che si ripete

18 settembre 2016

 

“Questo lo tengo, questo… troppo spazio, lo butto!”

Uno scaffale Ikea che – un ripiano alla volta – inizia ad essere sempre più vuoto. E bianco. Una dopo l’altra, le scatole piene di oggetti inutili tolgono spazio alla camera. Oggetti pieni di ricordi, oggetti di cui potrai fare a meno per cinque mesi e che, magari, non toglierai mai più da quei cartoni. Una scena già vista, una scena già vissuta. Più volte. Ad un certo punto ti fermi a guardare tutte quelle cose che ancora non hai deciso da che parte mettere. Poi ti siedi e inizi a pensare.

Eccolo, è questo il vero momento in cui ti rendi conto che stai partendo. Che stai cambiando – ancora una volta – la tua vita. Stai continuando nella ricerca di qualcosa che nemmeno tu sai bene cosa sia, ma che ti tiene incredibilmente viva! Pensandoci bene, ogni partenza contiene sia una ricerca che una fuga. Scappi da una routine che non ti entusiasma più, scappi dalla paura di diventare una persona noiosa, una persona che non è più in grado di aprire i propri orizzonti e la propria mente. Non ti sarebbe mancato nulla negli ultimi posti dove hai vissuto: un lavoro, lo studio, degli amici, una storia d’amore. Ma non vuoi fermarti, non per il momento, non perlomeno fino a quando finiscono gli anni dell’università.

Qualcuno parla della…

“Sindrome di Wanderlust”

…questa irresistibile voglia di viaggiare che non ti permette di essere felice se rimani fermo per troppo tempo in un solo posto. Sono indecisa se crederci o meno. La maggior parte delle persone a cui racconto i miei spostamenti mi fa i complimenti, mi dice che faccio bene e che mi invidiano. Dovessi dare retta a tutti i commenti che sento, sarei una persona che ha capito tutto dalla vita. Non ne sono affatto convinta invece. Perché poi loro non seguono il mio esempio allora? La vita è fatta di scelte e tutti ne facciamo quotidianamente. Anche chi continua la sua vita per inerzia sta facendo una scelta ben precisa – per quanto non voglia ammetterlo. Ognuno è diverso, le priorità di ogni persona sono diverse, e la capacità di rischiare e buttarsi nell’ignoto pure.

Non sono affetta da nessuna sindrome e non cerco di scappare da me stessa, di riscoprire una nuova me ogni volta che parto.  So chi sono, so cosa non voglio, e ho deciso di dare priorità alla scoperta di piccoli nuovi mondi rispetto ad un unico grande mondo con le radici ben piantate nel terreno. Ho deciso che – finché le circostanze me lo permettono – preferisco lanciarmi nel vuoto e provare quella bellissima sensazione di agitazione interna piuttosto che fermarmi e avere tutto sotto controllo. Ho deciso che quando sarò grande – e si, mi sarò stabilita da qualche parte – sarà bellissimo guardarmi indietro e pensare ad ogni luogo dove ho vissuto, con tutte le persone che mi hanno permesso di godermelo. Penserò a loro, penserò agli amori che ho vissuto, penserò alle bevute in compagnia e alle risate fatte, senza pensieri. Penserò a tutti quei miei piccoli mondi passati, ognuno perfetto e bellissimo a modo suo.

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Un commento su “Una storia che si ripete

  1. lukenter il said:

    Il posto piu’ bello al mondo e’ accanto al Grande Amore. Io l’ho capito molto tardi, ma almeno l’ho vissuto quel momento e lo sto ancora vivendo. Non sono lontano da casa mia come pensavo, casa mia e’ qua!
    Per arrivarci ho fatto un percorso lungo decenni. Quando avrei potuto fare la strada piu’ breve, ho preso quella piu’ lunga. Giusto o sbagliato, ma sono arrivato. E mi sono fermato per sempre. Il Tempo e lo Spazio coincindono.

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